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L’endometriosi può essere definita come un’infiammazione cronica benigna degli organi genitali femminili e del peritoneo pelvico, causata dalla presenza anomala, in questi organi, di cellule endometriali che, in condizioni normali, si trovano solo all’interno dell’utero.
Nell’endometriosi, quindi, il tessuto endometriale va a posizionarsi in sedi diverse da quella fisiologica.
È una patologia molto frequente nella popolazione generale e si calcola che possa interessare il 10-20% delle donne in età fertile.
Colpisce infatti prevalentemente donne tra i 25 e i 35 anni ed è praticamente assente nell’età pre-puberale e post-menopausale.
La malattia si sviluppa indipendentemente dal fatto di aver avuto o meno gravidanze anche se dopo le gravidanze, qualora presente già prima della gravidanza, sembra avere una crescita più accelerata
E’ una patologia spesso asintomatica, che si manifesta generalmente:
Il disagio rettale consiste in sintomi più o meno frequenti quali il tenesmo rettale (falsa sensazione di dover andare in bagno), fitte nel retto o punture di spillo, difficoltà a stare normalmente seduti o senso di peso posteriore.
È quindi proprio il dolore il primo campanello di allarme dell’endometriosi.
Le donne che iniziano ad accusare una intensa sintomatologia dolorosa nei giorni del ciclo (sintomi che, a volte, non si risolvono neppure con antidolorifici e/o antispastici) o che osservino di avere dolore durante i rapporti sessuali, devono prontamente fare riferimento allo specialista.
La classificazione degli stadi si basa sul livello di estensione e gravità dei danni, che condiziona le possibilità di trattamento:
È bene sottolineare che, ad oggi, non esiste una cura definitiva; pertanto la terapia, personalizzata sulla singola paziente, ha lo scopo di:
L’approccio all’endometriosi è:
La scelta va concordata con lo specialista, in un centro di riferimento e il trattamento viene stabilito caso per caso, in base alle caratteristiche della paziente:
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